• «Il merito storico del
Piccolo Teatro, a mio avviso,
consiste in quello che ha fatto, in
come l’ha fatto e nel pubblico che
si è formato…. Dibattiti, tavole
rotonde, in circoli culturali senza
riscaldamento, discussioni al
freddo, con i cappotti addosso. Noi
abbiamo seminato, non solo con gli
spettacoli, ma con le visite
individuali, con i convegni, con la
presenza dialettica prima e dopo gli
spettacoli, dovunque il piccolo
andasse…. Sono sempre stato
d’accordo con la concezione
gramsciana del teatro, cioè di un
teatro che comincia prima e finisce
dopo. Che non si esaurisce, anche al
più alto livello estetico, nello
spettacolo al quale si assiste…».
Quarant’anni di palcoscenico – a
cura di Emilio Pozzi – Mursia,
Milano 1977
• «Ci sono molte idee non
realizzate, o poco realizzate, , o
ancora, tutto sommato in mezzo a
mille difficoltà, poco iniziate. Il
decentramento nella città, il
decentramento di spettacoli e di
presenze culturali, il decentramento
nella provincia, il decentramento
nella regione; una scuola che oggi è
civica e triennale ma che non è
ancora come la vorremmo, un apporto
dell’attività teatrale nel mondo
della scuola che esiste in mille
articolazioni, ma che non esiste
nella larga, profonda misura come
noi vorremmo, una produzione di
spettacoli per i ragazzi, per i
bimbi, che avviene talvolta non dico
per caso, però non attraverso una
programmazione. In senso assoluto io
sono molto insoddisfatto».
Maggio 1967, ventesimo anniversario
della fondazione del Piccolo Teatro
Intervista di Carlo Bressan in
“Quarant’anni di palcoscenico”- a
cura di Emilio Pozzi , Mursia Milano
1977
• «I grandi enti lirici
costituiscono gli elementi portanti
di un sistema da integrare e
migliorare, non da distruggere.
Occorre combattere la vile e
provinciale speranza di distruggere
questi elementi portanti, nella
infantile pretesa di instaurare una
improbabilissima alternativa
assembleare».
Teatro alla Scala - presentazione
della stagione lirica 1975-76
• «Nel delineare la nuova
rete che la riforma ci impone di
fare… la terza rete doveva
rappresentare un’offerta non
supplementare ma complementare fatta
al pubblico. \Complementare nel
senso di cercare e costruire il
rapporto diversificato con strati
differenti del pubblico, una
presenza del servizio pubblico nella
dimensione regionale».
“La parola al Presidente della
Rai-Tv. Terza rete, voce dell’Italia
sommersa”
(La Gazzetta del mezzogiorno, 3
marzo 1979)
• «…Vorrei che ci fosse una
legge di riforma e di rilancio delle
attività musicali in Italia e che il
nostro Paese, sul piano culturale,
teatrale e musicale avesse una
politica chiara, una riconquistata
serena vita e civiltà anche in
risposta alla fame di spettacolo e
di cultura che c’è in tutta la
società italiana… forse sono
un’utopista; io però credo
gramscianamente (Gramsci come Brecht
è un modello al quale io molto
umilmente cerco di richiamarmi) che
sul pessimismo della ragione debba
prevalere l’ottimismo della
volontà».
Quarant’anni di palcoscenico – a
cura di Emilio Pozzi – Mursia,
Milano 1977
• «Ho pensato, in gioventù,
come massima aspirazione, una volta
acquisita la maturità, di diventare
professore di Storia del teatro e in
questa prospettiva ho costruito una
biblioteca che è il mio orgoglio».
Quarant’anni di palcoscenico- a cura
di Emilio Pozzi – Mursia, Milano
1977
• «Il Piccolo Teatro non sarebbe nato senza me e senza Strehler. Io non sarei diventato Paolo Grassi senza Strehler e Strehler non sarebbe diventato quel grande regista che è senza di me. Giorgio è un uomo che ha preferito polemizzare, ha preferito le scelte difficili, le scelte gravi, si è fortemente compromesso per il teatro, ma anche per me, per la mia persona, per quel tanto che io posso valere forse come nessuno.»
Paolo Grassi
• «Il Teatro è un diritto e un dovere per tutti. La città ha bisogno del Teatro. Il Teatro ha bisogno dei cittadini.»
Paolo Grassi
• «Il teatro è per me come l'acqua per i pesci. Il mio teatro è sempre stato un teatro vivo, con il sipario aperto, oppure un teatro semivivo, con il sipario aperto senza il pubblico, durante la prova, oppure anche un teatro apparentemente morto, senza nessuno in sala: sono stato tanto tempo in sala a gustare il silenzio sublime del teatro. Il teatro è un modo di amare le cose, il mondo, il nostro prossimo. Io non ho mai amato il teatro come fine a se stesso [...]. Attraverso il teatro io penso tutto il resto: io vedo la politica attraverso il teatro, vedo l'urbanistica [...]. Ho creduto e ho vissuto per il momento fragile, insostituibile, della comunicazione teatrale.»
Paolo Grassi ["Quarant'anni di palcoscenico", 1977 - P. Grassi, E. Pozzi]
• «Il teatro è soprattutto teatro, cioè azione, altrimenti dopo tre ore di elegante, intelligente duello di definizioni, di sentenzielle, il pubblico sfolla pensando che con una decina di lire le leggeva in volume!»
Paolo Grassi, "Vita Teatrale Milanese" su 'Retroscena', gennaio 1940
• «Morte deve essere decretata al teatro borghese, morte al teatro pacchiano, insulso, vuoto, falso, immorale e inconcludente, non per astio, ma per necessità."
Paolo Grassi, "Un po' di verità in teatro" su 'Retroscena', gennaio 1940
• «Le quattro opere fondamental di Cechov entrano oggi nel novero dei classici e conservano intatta la loro luce di poesia e il loro legame con la comunità. [...] Uno spettacolo profondamente civile. Non siamo più soltanto nel campo del teatro dell'arte, spettacoli come IL GIARDINO DEI CILIEGI diventano indice di costume, esempio di morale e fatto di storia.»
Paolo Grassi, "Il Giardino dei ciliegi" su 'Avanti!', 19 febbraio 1947
• «Noi vorremmo che autorità e giunta comunali, partiti e artisti si formassero questa precisa coscienza del teatro, considerandolo come una necessità collettiva, come un bisogno del cittadino, come un pubblico servizio alla stregua della metropolitana e dei Vigili del Fuoco.»
Paolo Grassi, "Teatro, pubblico servizio" su 'Avanti!', 26 aprile 1946
• «Il teatro resta quello che è stato, nell'intenzione profonda dei suoi creatori. Il luogo dove una comunità liberamente riunita si rivela a se stessa, il luogo dove una comunità ascolta una parola da accettare o da respingere.»
Paolo Grassi
• «Pensare di fare oggi del teatro per il teatro, di chiuderci ancora una volta nelle torri di avorio della pura estetica, ignorando il dramma e spesso la tragedia dell'umanità contemporanea nella quale il teatro non può essere espressione, per la quale il teatro è servizio, significa, a parer mio, essere ancora più che insensibili o autolesionisti.»
Paolo Grassi, 1953
• «I teatri devono essere diretti da uomini di teatro o perlomeno da uomini che conoscano psicologia, tecnica, organizzazione, metodo, valori estetici ed artistici del teatro, che vivano in teatro, che chiedano al teatro e diano al teatro tutto il possibile. Altrimenti ci troviamo di fronte a strutture che possono essere dei teatri come altre cose.»
Paolo Grassi in una lettera indirizzata a Riccardo Muti