In occasione del convegno «Rodolfo Celletti (1917-2004) - Maestro di scrittura e (censore) di voci», organizzato dalla Fondazione Paolo Grassi a luglio 2017 nell'ambito della 43ª edizione del Festival della Valle d'Itria, è stata presentata la ristampa del volume "Storia del Belcanto" di Rodolfo Celletti (a cui ha contribuito la stessa Fondazione), arricchito dalla prefazione di Carlo Majer e in vendita presso la Fondazione Paolo Grassi.
Rodolfo Celletti (1917-2004) è stato musicologo, critico musicale, maestro di canto e organizzatore musicale. Scrittore di grande talento - autore di romanzi di forte impronta autobiografico-letteraria come "Viale Bianca Maria" (1961), "Tu che le vanità" (1981) e "L’infermiera inglese" (1995) - ha svolto un’importante ruolo culturale in qualità di musicologo e storico-critico musicale indirizzato allo studio delle voci, e a un’inedita rilettura della storia del teatro musicale italiano (soprattutto) come evoluzione (e poi involuzione) delle tecniche e del gusto dei cantanti. L’analisi della scrittura vocale unita alla collazione di dati storici (spartiti, cronache, aneddotica e iconografia del tempo) ha permesso a Celletti di far “rivivere” i grandi cantanti dei secoli XVII-XIX, decodificati come portatori di una scienza vocalistica e interpretativa ancora attuale. Collaboratore a varie riviste, autore di saggi e studi monografici tra cui quello sulla storia della vocalità, e di libri fondamentali sul tema tra cui "Le grandi voci" (1964), "Storia del belcanto" (1983-86) e "Il teatro d’opera in disco" (1976 e 1988), Celletti è stato il più importante studioso e attore nella riscoperta e riproposta esecutiva - a scopi eminentemente storici e come conquista drammatica oltre che cultural-letteraria - del mondo e dell’estetica del belcanto, ma anche profondo conoscitore delle diverse scuole vocali e interpretative del Novecento.
Impegnandosi come direttore artistico del Festival della Valle d’Itria dal 1980 al 1993, Celletti mise a disposizione la propria competenza specifica e diede veste pratica alle teorie storico-artistiche con generosa passione divulgativa. A Martina Franca Celletti svolse anche buona parte della sua opera di maestro di canto, preparando e lanciando giovani esecutori oppure convertendo interpreti già in carriera; diffondendo la grammatica estetica e tecnica imprescindibile nella letteratura belcantistica, ma che poggiava su una disciplina vocalistica necessaria al cantare bene qualunque repertorio. I “suoi” festival furono coerentemente dedicati a titoli emarginati, ignorati o falsati dalla tradizione teatrale ottocentesca per l’assenza di studi non viziati da pregiudizi critici romantici, e per mancanza di interpreti in grado di riproporli con adeguati strumenti tecnici, stilistici e di gusto.
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