"Il Teatro, se vuole continuare ad essere cultura, ogni giorno deve fare qualcosa per l’uomo e per la società”. Questa lezione di Paolo Grassi a confronto con tanta realtà del teatro e, più in generale, dello spettacolo dal vivo di oggi rischia di apparire anacronistica o romanticamente utopica, se solo si pensi al solco sempre più profondo che sembra separare il palcoscenico dalla realtà quotidiana. Da un lato una società, come quella italiana, alle prese con problemi più grandi delle sue stesse possibilità di comprensione, forse resi tali dal colpevole ritardo con cui li si è voluti affrontare.
Dall’altro uno scenario sempre più simile al Medioevo prossimo venturo delineato da Vacca che immagina i centri di cultura, dunque anche conservatori, accademie, teatri, auditorium sempre più simili ad abbazie e monasteri nelle cui celle sempre più isolate dal mondo esterno dentro le cui strutture i cultori di una tradizione, ormai estranea alla cosiddetta "società orizzontale", trasmettono a pochi proseliti preziose conoscenze che ormai non appartengono più in alcun modo alla coscienza collettiva delle popolazioni. Ma è davvero possibile uno scenario apocalittico di questa portata, un deserto culturale dominante attraversato solo da sporadiche e spesso virtuali comunicazioni, emozioni e riflessioni di pochi iniziati? O, piuttosto, non è giunto il momento di aprire le porte delle celle, di aprire le sale e i corridoi, di tirar giù dagli scaffali le conoscenze accumulate schiudendole al confronto a tutto campo con il corpo vivo della realtà?
Da queste considerazioni è nata l’idea di DUO e anche quella della formula dialogica (un tempo si sarebbe detto dialettica) di confronto fra aspetti del teatro e della musica e le realtà contemporanee, quelle comunque appartenenti alla esperienza diretta o indiretta di ciascuno di noi. La risposta alla nostra proposta è andata oltre le migliori aspettative, con oltre duecento partecipanti all’intero ciclo, a dimostrazione che il panorama all’esterno non è poi così infertile. Per questo si è voluto aggiungere al progetto iniziale un momento collettivo rappresentato dalla raccolta di contributi di tutti i partecipanti: dei relatori come del pubblico. Il diario di bordo che ne è risultato è non solo la cronaca di una bella avventura. E’ un segnale che la lezione di Grassi ancora ci appartiene, anzi forse più di prima.